Flussi di Sergio Benvenuto

Freud all’epoca dei talebani. Note alla caduta di Kabul21/ago/2021


 

            Tutti i media, di qualsiasi bordo politico, del mondo “libero” – ovvero euro-americano – ci riversano una valanga di foto, video e commenti sulla caduta dell’Afghanistan in mano ai taleban. Tutti parteggiamo per gli afghani che non vogliono vivere sotto la Sharia e cercano la fuga verso altri paesi. Tutti ci sentiamo nei panni di questi fuggitivi.

            Purtroppo però i media ormai non informano più seriamente. Essi dicono o scrivono le cose che vuole vedere o leggere il proprio pubblico; punto. L’importante è non perdere copie. Le serie analisi politiche sono sempre più rare, e gli “esperti” invitati dai media a commentare i fatti politici di solito dicono le stesse banalità che dicono tutti. Non basta essere considerati esperti, bisogna soprattutto capire la realtà di cui ci si dice esperti.

 

            Così, i media non cercano di spiegarci la cosa essenziale: perché i talebani hanno occupato l’Afghanistan – non tutto, perché l’Afghanistan è composto d auna miriade di nazionalità e poteri locali – senza praticamente incontrare resistenza, nemmeno a Kabul? Credo a Joe Biden quando dice che il governo afghano aveva tutti i mezzi diciamo tecnologici per far fronte all’attacco taliban. Suppongo che in vent’anni non solo gli americani, ma tutti gli occidentali che sono andati là a “fare la marchetta” come si diceva ai miei tempi, abbiano addestrato truppe regolari, abbiano creato un esercito fornito delle tecnologie più moderne, insomma, che abbiano creato una forza che avrebbe potuto tener testa ai taleban e batterli…. se lo avesse voluto. E perché l’esercito, a cominciare certamente dai soldati semplici, non ha voluto? Credo perché, dopo tutto, essi preferiscono i taliban agli occidentali. Sfido qualche esperto di quella regione a dirmi che è vero il contrario.

 

            La ressa attorno all’aeroporto di Kabul per fuggire non deve trarci in inganno: quelli che fuggono sono una minoranza. Se veramente non dico gli afghani in generale, ma semplicemente gli abitanti di Kabul, temevano davvero il giogo talebano come i media cercano di farci credere, si sarebbero battuti, anche casa per casa… Come hanno fatto i curdi con l’ISIS. Sui curdi metterei le mani sul fuoco: so che davvero non hanno alcuna voglia di essere dominati dai fondamentalisti, e lo hanno dimostrato eroicamente a Kobane e altrove. E hanno vinto, grazie all’aiuto americano. Anche gli afghani avevano l’aiuto americano, ma non volevano utilizzarlo.

            Perché tutto sommato gli afghani preferiscono essere dominati dai fanatici piuttosto che da occidentali, siano essi russi o euro-americani? Questa è la domanda che i media dovrebbero porsi e porre a chi dice di conoscere quel mondo. Probabilmente i taliban – anche se foraggiati dai pakistani – sono considerati dagli afghani male minore rispetto all’egemonia occidentale perché sono “dei nostri”. Insomma, non è affatto detto che la maggioranza del popolo voglia freedom. Questo è un punto essenziale.

            Sia a sinistra che a destra domina oggi uno storytelling – alcuni direbbero: una filosofia – secondo la quale i popoli non desiderano altro che essere liberi, e che se non lo sono, è perché dei dominatori piovuti per lo più da Marte si sono imposti ai poveri terresti. Secondo questa visione della storia e della politica, nazisti, stalinisti, fondamentalisti, ecc., sarebbero tutti Marziani che a un certo punto opprimono certi popoli. Non viene mai in mente a questi filosofi che questi extra-terrestri possano essere un prodotto dei popoli stessi, un loro parto, e che quindi la divaricazione netta oppressori versus oppressi non si dà. Eppure ce lo dice la storia italiana. I liberi e prosperi Comuni italiani del Medio Evo divennero nel giro di un paio di secoli delle signorie, perché il popolo minuto voleva i signori. I popoli vogliono essere dominati, perché, come si diceva un tempo, “O Franza o Spagna, purché se magna”. La libertà interessa pochi, di solito degli intellettuali e dei fanatici.

            Ricordo quello che scrisse Robert Musil nei giorni dell’Anschluss nel 1938, quando l’Austria perse la libertà occupata dai nazisti. Le donne, le persone semplici, il Volk parlava d’altro, diceva Musil. Delle solite faccende quotidiane. L’Anschluss sembrava essere per loro un evento politico che non li riguardava. E Musil annotava che le masse non sanno che farsene della libertà. Pochi muoiono per dare la libertà a tutti, ma questi “tutti” non vogliono la libertà.

            Mi si dirà: è altamente probabile che con i taliban “si magnerà” meno che con gli occidentali. E’ vero, perché le masse da una parte fanno le ciniche, dicono che a loro interessa solo il pane, dall’altra poi sono pronte a offrirsi come canne da cannone per le Guerre Sante, per gli ideali… Non importa quali ideali siano, che si tratti di prendere Gerusalemme ai saraceni, o di allargare la potenza della Corona, o di esportare la Rivoluzione, o di conquistare lo spazio vitale… La massa oscilla tra una richiesta di “feste, farina e forca” da una parte, e una disponibilità a “dare la vita per la Causa” dall’altra. Tra questi due estremi, non c’è molto posto per la libertà.

 

            La maggior parte degli esseri umani non vogliono essere liberi. Lo aveva già detto quel pavido di Hobbes, prima di lui lo aveva detto un giovane aristocratico come Etienne de la Boétie, e lo diranno vari altri dopo, tra cui Freud. Cade quest’anno il centenario della pubblicazione di Psicologia delle masse e analisi dell’io di Freud: ecco una buona occasione per leggerlo. Si vedrà che anche per Freud la massa, in quanto massa, cerca sempre un Führer.

            Non solo la massa vuole essere dominata, ma non permette che altri si sottraggano al dominio. Si pensi alle maggioranze che nei paesi islamici hanno votato e votano per partiti islamisti. Quando in Egitto si chiedeva alla gente perché votassero per i Fratelli mussulmani, la risposta era quasi sempre “vogliamo che alle donne sia imposto il velo”. Lo dicevano anche le donne, ovviamente. Non chiedevano altro alla politica: che tutte le donne, non solo loro stesse quindi, portassero il velo. Non chiedevano feste e farina, ma la forca del foulard: ovvero, era importante per loro che le altre donne non fossero libere di non portare il foulard. La massa non solo preferisce essere dominata, ma vorrebbe che tutti siano dominati.

            Qualcuno dice che la seconda tornata del dominio talebano non sarà così rigida come la prima, i portavoce taliban hanno detto che non imporranno il burqa e che le ragazze potranno andare a scuola. Può darsi. In ogni caso anche se il regime afghano divenisse come quello attuale in Iran, un fondamentalismo mitigato, per chi vuole essere libero c’è poco da stare allegro. Certo, tutta la nostra simpatia va a quegli afghani, donne e uomini, che preferiscono rischiare la vita su un aereo piuttosto che finire sotto la Sharia. Ma bisogna pur sempre ricordarsi che queste persone che non tollerano l’intolleranza sono, e saranno, una minoranza.

 

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21/08/2021

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