Flussi di Sergio Benvenuto

SCENE DI CACCIA IN BASSA EUROPA02/lug/2016


Roma, agosto 1997

     Da qualche mese anche l'Italia, paese tradizionalmente tollerante nei confronti delle deviazioni sessuali, è investita da un clima di caccia al pedofilo. I media danno grande rilievo agli arresti di persone che tengono in casa videocassette erotiche con attori minorenni. Ma l'Italia segue in ritardo quel che già è accaduto in altri paesi europei dopo l'affaire Marc Dutroux, il "mostro di Marcinelle" - sale ovunque l'angoscia per la pedofilia.

     Sin dalla seconda metà degli anni ‘80 il mondo anglo-americano, ancora egemonizzato dall'Apologia reaganiano-thatcheriana dei valori familiari, è stato scosso dalla campagna contro il child abuse. D'un tratto un'intera civiltà ha alzato un velo sulla propria privacy, e si è convinta che una quota ingente di famiglie - anche insospettabili - pratica correntemente l'incesto e la violenza sui figli. Siccome il dettato post-moderno impone una totale trasparenza su tutto, gli americani si sono dedicati a osservare attraverso il buco della serratura la vita intimissima dei loro concittadini. Questo ciclone ha fatto breccia nella pedagogia, nella critica letteraria, nella storiografia, nella psichiatria, nel cinema, ecc. Avete fatto caso che in questi ultimi anni in tanti film americani i protagonisti prima o poi evocano violenze e stupri subìti nell'infanzia, a opera di parenti di primo o secondo grado? E non si contano i biografi, soprattutto americani, di scrittori, artisti, politici, musicisti, cantanti, ecc., che ricostruiscono qualche violenza, o gioco erotico, di cui le suddette celebrità sarebbero stati oggetto da bambini. In Italia si usa dire: "i panni sporchi si lavano in famiglia", non si devono mettere in piazza vergogne e conflitti familiari. Invece, da un decennio nel mondo anglo-americano si vanno a cercare prima di tutto i panni sporchi delle famiglie per lavarli in pubblico.

     Fino a poco tempo fa, l'Europa romanza sembrava refrattaria a tutto questo timore e tremore per i pargoli. Ma ora, grazie a Internet, i genitori temono di perdere ancora più contatto con i loro figli, dispersi ormai nella navigazione digitale intercontinentale. Così l'Europa ha trovato la sua variante originale: è l'ora del pedofilo, dentro e fuori Internet.

     Si sapeva da molto tempo che esisteva un turismo pedofilo in certi paesi poveri.  Ma l'Occidente se ne è accorto tutto d'un tratto, come uscendo all'improvviso da una distrazione secolare. Si è sempre saputo che personaggi come André Gide avevano l'abitudine di dare la caccia a minorenni, ma nessuno all'epoca ha pensato di lanciare una campagna contro di loro per questo. Sarebbe stato subito tacciato di bacchettone repressore a caccia di streghe. Poco tempo fa, la scrittrice Dacia Maraini alla televisione italiana rievocava in tono bonario il modo in cui l'amico Pasolini rimorchiava ragazzini asiatici durante le loro vacanze (tacendo sui probabili esborsi di denaro per conquistarne i favori) - ora la Maraini non lo potrebbe raccontare più. Le si direbbe subito: "era complice di un pedofilo!"

     L'ossessione contro la pedofilia è però una versione più edulcorata dell'ossessione anglo-americana contro il child abuse: la campagna europea risparmia alla famiglia cristiana, bianca e diplomata il disdoro di incesti e violenze. Da noi il pericolo viene solo da un signore estraneo e in fondo marginale - il pedofilo. In Belgio, a dire il vero, il sospetto ha investito anche i politici: si vocifera che Dutroux e gli altri pedofili avrebbero goduto di complicità e benevolenze nelle alte sfere della politica e della polizia. I belgi hanno trovato anche l'equivalente del nostro Antonio Di Pietro - il "Magistrato amico del popolo che perseguita i potenti" - nel giudice Connerotte, il quale, secondo la leggenda, da un perverso di provincia stava risalendo alle stanze dei bottoni bruxellesi. Un tempo si diceva "piove, governo ladro", oggi si può strappare l'applauso dicendo "si violentano i bambini, politici ladri". (In Italia invece la caccia al pedofilo per ora risparmia i politici, del resto siamo indulgenti nei confronti dei peccati sessuali dei nostri legislatori; tutti sapevano che certi ministri e persino un presidente del consiglio erano omosessuali, ma mai nessuno dell'opposizione ha pensato di farli fotografare in situazioni imbarazzanti. In Italia un politico viene liquidato solo quando si scopre che prende bustarelle.)  Prendendosela col "mostro" e col solito politico - magari amalgamandoli, politicizzando i mostri e mostrificando i politici - gli euro-continentali comunque si mostrano meno radicali e più rispettosi degli anglo-americani: la buona vecchia famiglia ne esce assolta.

     Un altro indice del crescere dell'angoscia nei confronti dei bambini è la recrudescenza in Italia della crociata contro la "televisione cattiva maestra", che ha ripreso vigore dopo le denunce del Grande Vecchio, Sir Karl Popper. In apparenza nulla di nuovo: da millenni, in Occidente, parte dell'intellighentzia si dedica a tuonare contro gli spettacoli per i quali i giovani della propria epoca vanno matti, paventando il traviamento inesorabile di questa gioventù. Ai tempi di Platone si trattava di salvare i giovani dagli spettacoli "osceni e violenti" di Sofocle ed Euripide, oggi si tratta di salvare i giovani dagli spettacoli "osceni e violenti" di Berlusconi o della RAI. Ma il fatto che la televisione sia equiparata a una droga per i bambini la dice lunga sulla cattiva coscienza di noi adulti, che, occupati ormai solo dalla nostra carriera, dai nostri svaghi e computer, preferiamo affidare i pargoli alle cure di baby sitter esotiche e dei tubi catodici.

     Eppure, da che mondo è mondo il bambino attrae, anche eroticamente, l'adulto. Che da bambino attraessi molti signori me ne rendevo ben conto: ad esempio quando conoscenti dei miei genitori mi elargivano carezze non richieste e dolorosissimi pizzicotti sulle guance, mini-stupri a cui rispondevo con la rabbia impotente dell'umiliato. E' un peccato che gli psicoanalisti abbiano insistito tanto sull'Edipo - vale a dire sul fascino che gli adulti esercitano sui bambini - e poco sul fascino inverso, la pedofilia appunto. Eppure oggi non ci impressiona più tanto Edipo, ci impressiona Laio, pedofilo e infanticida. Non a caso, in film come Spanking the monkey, l'ordine freudiano è chiaramente rovesciato: in quel film è la madre a sedurre abilmente il figlio. Ci è difficile ammettere la pedofilia come parte integrante dell'eterosessualità maschile, ad esempio: è evidente che ogni uomo è attratto anche dai tratti infantili della donna, che non a caso apostrofa con vezzeggiativi come "bambina mia", "pupa", "bambola", "piccola", ecc. Il pedofilo è chi non riesce a integrare nella donna - o nel giovane maschio - il fascino infantile, e lo deve andare a cercare tra i bambini anagrafici.

     Ma in definitiva, bisogna rallegrarsi del fatto che finalmente la nostra civiltà si sia accorta di qualcosa che pur esiste da che mondo è mondo, e cioè che i bambini vengono picchiati, i padri vanno a letto con le figlie e i fratelli con le sorelline, e le nonnine qualche volta masturbano i nipotini? Sì, ma credo che quest'improvviso timore e tremore per i nostri pargoli abbia ragioni più complesse. Tutto questo palpitare pare essere l'altra faccia, o l'alibi, di una nostra diffusa ostilità nei confronti di questi fanciulli che vogliamo tanto proteggere dai Dutroux, e da magnati dei media come Berlusconi.

     Non mostriamo - soprattutto in Italia - molta compassione per i nostri discendenti. A chi ci ricorda che dovremmo costruire un mondo migliore per i nostri posteri, vorremmo rispondere come Lytton Strachey: "perché? che cosa hanno fatto i posteri per me?" Innanzitutto di posteri ne produciamo sempre meno. L'Italia è uno dei paesi meno prolifici al mondo, e si sta trasformando progressivamente in un immenso ospizio per anziani. Tutta questa angoscia per i bambini cresce in un'epoca e in un paese in cui la popolazione a tutto pensa fuorché a fare bambini. Rimandiamo di legislatura in legislatura la ristrutturazione del sistema pensionistico, e costringeremo così i nostri figli a lavorare giusto per pagarci le pensioni (l'Italia è uno dei pochissimi paesi al mondo dove un uomo di 45 anni può andarsene in pensione, ovviamente a spese di chi lavora.) Lasciamo in eredità alle prossime generazioni i famigerati titoli di stato da onorare, e uno stato indebitato. Già ora, attaccati come tigne ai nostri posti di lavoro supergarantiti, releghiamo i nostri giovani nella disoccupazione. Quanto poi ai bambini, il fatto che li riempiamo di costosi regalini elettronici non basta a convincermi che li amiamo veramente: li abbandoniamo davanti al televisore, li ingozziamo con nutelle, ovetti Kinder e altro junk food che infliggono loro carie e obesità (questo spiega il boom della anoressia tra le fanciulle?), li rimbecilliamo con cartoni idioti, e li mandiamo in barbosissime scuole. Stiamo arraffando tutto il petrolio che c'è nelle viscere della terra, e lasceremo al secco le prossime generazioni, che dovranno arrangiarsi in un pianeta inquinato e impoverito, con uno scudo di ozono ridotto a un colabrodo.

     Certo, il fatto che il bambino diventi un bene sempre più raro, soprattutto in Italia, lo fa apparire alquanto prezioso, da proteggere da pedofili, spacciatori di droga e programmisti televisivi. Ma intanto in Italia lasciamo disgregare la scuola, che forma i cittadini del futuro. Del resto, in Italia le questioni scolastiche non interessano nessuno, insegnanti a parte.

     Di fatto, stiamo perdendo il senso del futuro. Siamo sempre più preoccupati per i nostri bambini (istanze del futuro) perché in realtà siamo preoccupati dal futuro - piuttosto che per il futuro - dell'umanità. Da tempo abbiamo smesso di venerare il sapere degli anziani, pensiamo che il vero sapere appartenga piuttosto ai giovani, imbattibili esperti di internet. Ma proprio questo tanto sbandierato primato del futuro schiaccia il nostro presente, lo esautora. La nostra società secolarizzata si sente minacciata dall'"altro" nella forma del futuro. Sono allora i bambini a preoccuparci. Non che essi ci minaccino, almeno per ora; anzi, ci preoccupiamo per loro. Ma perché ci preoccupano tanto? Perché sotto sotto siamo convinti che noi li minacciamo, noi che pensiamo in segreto "après moi, le déluge". Del resto, la baldanzosa generazione da noi detta "del 68" - e che gli americani chiamano baby-boomers - si vanta di aver ucciso tutti gli dei, di aver consumato tutte le ideologie, e ha lasciato ai suoi figli solo le ceneri.

     In questa chiave si possono leggere le grandi campagne contro i genitori incestuosi e maneschi, i pedofili, o i registi televisivi, a seconda delle preferenze locali: in fondo è noi stessi che denunciamo. Ci stiamo convincendo che stiamo intossicando le nuove generazioni, se non altro con la nostra tacita complicità con gli intossicatori e gli stupratori. Abbiamo il fondato sospetto che il nostro modo di vivere stia condannando i bambini, cioè il futuro. E questo avvenire, che noi stessi minacciamo, si ritorce come un boomerang contro il nostro confort presente attraverso il profilo inquietante del pedofilo.

     Da una parte c'è quindi la morale ufficiale secondo cui i bambini sono un bene prezioso, la nostra speranza. Dall'altra invece c'è la morale del carpe diem, che si esprime nei comportamenti effettivi. Tutta questa angoscia per i bambini ci rimprovera: "Stiamo rinunciando a ciò che ci trascende, il futuro - viviamo in un miope presente, tutti tesi solo al nostro comfort immediato." Il nostro trepidare per il bambino fa affiorare il nostro desiderio di morte del bambino, che facciamo parlare con i sentimenti e i segni della nostra ipocrita sollecitudine.

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